"VIAGGIO NELL'ITALIA DISTRUTTA - LETTERE A FERRUCCIO PARRI"

Il progetto “Viaggio nell’Italia distrutta. Lettere a Ferruccio Parri. I territori e la democrazia”, inaugurato nel marzo 2016 da Fondazione Aldo Aniasi, con il fondamentale contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, ha presso avvio in seguito alla volontà di valorizzare alcuni fondi contenuti negli archivi storici della Fondazione Aldo Aniasi e della FIAP, la Federazione italiana delle Associazioni Partigiane, e riguardanti l’attività di governo di Ferruccio Parri, fondatore della Fiap stessa.

Il progetto si inserisce in una proficua collaborazione che ormai da alcuni anni lega Fondazione Aniasi e Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria nella realizzazione di progetti relativi alla diffusione di una cultura democratica basata sulla conoscenza storica, politica, sociale e istituzionale dei territori e delle autonomie. Rientrano in questo filone gli studi sull’attività di Aniasi come Ministro degli Affari Regionali, la costituzione del seminario permanente “Autonomie Italia”, giunto alla quinta edizione, la realizzazione di una pubblicazione dedicata all’esperienza giellista in Piemonte nel corso della Resistenza.

Il progetto “Viaggio nell’Italia distrutta. Lettere a Ferruccio Parri” torna quindi sul tema delle istituzioni territoriali nel momento della loro ricostruzione dopo la Liberazione e all’origine dell’età repubblicana. Il progetto realizzato ha voluto mettere in luce in particolare il momento dell’immediato dopoguerra, dopo i bombardamenti, le distruzioni, dopo la sospensione civile e istituzionale determinata dalla guerra e dal crollo del sistema fascista. La valorizzazione delle carte d’archivio selezionate ha permesso di restituire fotografia inedita dell’Italia del periodo, basata sulle lettere inviate dai prefetti al Presidente del Consiglio Ferruccio Parri.

Il governo Parri venne inaugurato il 21 giugno del 1945, incarnando le speranze di tutto il Paese e in particolare della sua parte popolare, dai contadini siciliani ai lavoratori delle fabbriche piemontesi e lombarde, per il cambiamento sociale. Nell'estate del 1945 l'Italia era però per molti versi un Paese distrutto, materialmente e moralmente. Le comunicazioni interrotte, i servizi essenziali paralizzati, la maggior parte della popolazione al limite della sopravvivenza; distrutti quasi tremila grandi ponti e il 40 per cento delle aule scolastiche.

Con l'arrivo di Parri sembrò istaurarsi un nuovo ciclo, la speranza di ricostruire in modo profondamente nuovo, scardinando le vecchie strutture dello Stato. Il tentativo durò però soli 5 mesi, fermato dal cambiamento del clima politico, finché, il 24 novembre 1945 Parri si dimise, nel corso di una conferenza stampa notturna alla quale aveva invitato la stampa estera. Due settimane naque il primo Governo De Gasperi e a una storia d’Italia diversa da quella che molti avevano immaginato possibile solo 5 mesi prima. Era intanto cambiato il clima internazionale, era cresciuta la forza di liberali e conservatori, il Paese si accentrava a Roma e guardava dalla distanza i territori che perdevano capacità politica e di sperimentazione per diventare parti al seguito di un Paese al confine tra due visioni del mondo contrapposte.

Le carte contenute nel fondo Parri dell’Archivio storico Aldo Aniasi raccontano questi cinque mesi, si avvalgono dei dati inviati al capo dell’esecutivo dai prefetti delle maggiori città italiane, descrivono i territori, le emergenze e le iniziative, i progetti di sindacati e imprenditori su energia, trasporti, industria, previdenza, cooperazione. La stampa estera e quella nostrana seguivano in tempo reale i tentativi di quella Italia dei territori insorti, dei prefetti della Liberazione, dei Cln cittadini e regionali. Una grande eredità progettuale e politica che rappresenta oggi per i giovani una lettura inedita della ricostruzione, fatta di protagonismi politici e ideali che negli anni successivi sopravvissero nelle spinte riformiste municipali e che mantennero viva una tradizione legata all’Italia delle Autonomie e della democrazia partecipativa più autentica.